Mise en abîme

Il potere creativo dell’artista pittore è stupefacente. La storia della pittura non ha fine, essa si adatta alle mode, essa ha saputo trovare le tecniche che l’hanno protetta dal tempo, essa è sopravvissuta alla fotografia, essa giunge sempre a piacere e sorprendere. Il pubblico è fedele alle opere d’arte del passato ma non rinuncia mai a interessarsi alla produzione contemporanea. Benché nel XXI secolo alcuni spiriti molto critici sono pronti a condannare la pittura ecco che essa si rinnova.

Giorgio Guaini e Anna Paroli sono profondamente ancorati al mondo d’oggi, si impadroniscono di tutti i soggetti che ci circondano e ci preoccupano e li mettono in scena componendo dei quadri accattivanti: i paesaggisti d’altri tempi dipingevano dei “ jolies ciels” , Giorgio e Anna utilizzano le capacità virtuali dei mezzi informatici.

Le loro creazioni che uniscono le tecniche dell’arte classica contemporanea e le tecniche dell’informatica richiedono loro una disciplina davvero creativa. E’ come se la propria creatività venisse fuori e si sviluppasse spinta da una sfida nel contesto della fiducia reciproca. Non è soltanto l’estetica che cerca forme di creatività inedite e coraggiose me è anche l’etica e l’osservazione critica del mondo d’oggi.

La loro scoperta consiste nello scegliere tra le innumerevoli istantanee scattate durante i loro viaggi attraverso il mondo per farle entrare attraverso un trattamento particolare in una composizione pittorica carica di senso e d’emozione.

La tecnica della manipolazione della fotografia offre all’unione movimentata della forma e del colore una “palette” di cui solo l’intuizione creatrice conosce i limiti. Ciò che guida gli artisti, una volta rispettato il tema toccante della realtà, è la necessità di una messa in scena che rispetti quattro imperativi: essa deve essere estetica, disturbante, misteriosa, liberamente interpretabile. Una tale ricezione invita inevitabilmente a osservare finemente il lavoro fatto nel dettaglio su ogni cliché, una deformazione o una disproporzione, una cancellatura o un colore simbolico dei personaggi, degli animali e delle cose.

Ogni quadro porta un titolo che può rendere l’opera più accessibile, ma il titolo fa sognare lo spettatore più che renderla chiara. Un’opera non è univoca, essa resta sempre aperta; l’autore stesso non la controlla completamente come non controlla l’umore che appare spesso malgrado la gravità di certi soggetti. Max Ernst diceva a questo proposito che: il ruolo del pittore è di incidere e progettare ciò che si vede in lui. Il caso favorisce i riavvicinamenti inattesi e l’irruzione dell’irrazionale.

Nei quadri di Anna e Giorgio la concezione è inseparabile da un fenomeno misterioso che da spazio all’umore e all’immaginazione. La quadrettatura che risulta dall’unione delle fotografie e che copre tutto lo spazio lungi dall’imprigionare l’osservatore gli lasciano raccontare un avvenimento liberando sia la sua interpretazione sia la sua emozione estetica.

Jean-Charles Llinarès

professore francese di lettere, aggregato di lettere moderne.
Si interessa alla produzione e alla critica della poesia. E’ pure autore di poemi e co-autore di una tradizione in versi di una antologia latina intitolata “ De Catulle à Ovide”.

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